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IL COMPLESSO MONASTICO DI S. MARIA D'ORSOLEO

The monastery of S. Maria d'Orsoleo was built on a hill three km away from S.Arcangelo and Roccanova in 1474 in the place where previously an old chapel was dedicated to the Archangel, there is an old cave in the chapel, which is the place where the monks were used to meeting to pray.

Il monastero di Santa Maria d'Orsoleo sorge su una struttura a cavallo tra il fiume Agri e il Sinni e si trova sulla mulattiera che congiungeva Sant'Arcangelo a Roccanova.
Le vicende storiche del monastero sono legate alla fondazione della basilica di cui è nota l'origine leggendaria. Notizie sui primi insediamenti risalgono al 1192 e fanno riferimento ad una cappella non distante dal paese di S. Arcangelo identificata nei ruderi (Cappella di S. Michele) posti su un pianoro che sovrasta l'attuale monastero. Altre fonti riferiscono di una chiesa custodita da un eremita, come ricorda il Cudemo.
Dai documenti che riguardano la costruzione della chiesa e il toponimo Orsoleo si ricava che un certo Algio di Sant'Arcangelo vende per 200 ducati al Miles Daniele e al fratello Zaccaria prete un terreno "cum cripta sculpta" (con grotta scavata) per costruire una chiesa. La grotta, di cui si erano perse le tracce, è venuta alla luce, a seguito degli scavi di sistemazione e di restauro del complesso monastico, sotto il pavimento del lato est del monumento. La grotta, con volta a botte, successivamente sistemata con mattoni, è formata da tre ambienti. Si apre sul secondo pianerottolo di una scalinata che porta dal primo piano alla cantina e al frantoio dei monaci al pianterreno. Ha una profondità di otto-dieci metri ed una larghezza di circa quattro metri. Presenta un cellario sul fondo di metri 1,5 per 1,2 sul cui lato sinistro è una botola che pone in comunicazione la cavità con il piano superiore. Nella grotta non si notano segni caratterizzanti un luogo di culto, salvo due piccole nicchie ben modellate ricavate all'interno del cellario. Ciò fa supporre che i monaci basiliani della zona per riunirsi e pregare o utilizzavano la cappella di San Michele o una diversa laura della vallata.
Il complesso monastico di Santa Maria d'Orsoleo fu costruito Eligio II della Marra, principe di Stigliano e conte di Aliano nel 1474 su un'antica chiesa del XII secolo che venne inglobata nella costruzione. I segni dell'antica struttura si possono desumere osservando gli atti esterni posti in direzione Nord-Ovest che recano ancora affreschi del '400 e la nicchia, sul lato sinistro del nuovo tempio, che conteneva la statua lignea di Maria. Il convento, che poteva ospitare 24 frati, venne successivamente ingrandito e abbellito con decorazioni, stucchi e affreschi commissionati dal nipote di Eligio II, Antonio I Carafa della Marra. Lo testimoniano le diverse iscrizioni e gli stemmi appartenenti a tale famiglia e gli affreschi risalenti al 1545 eseguiti nella chiesa e nel chiostro da Giovanni Todisco di Abriola.
Gli affreschi, distaccati e velinati nel 1973, furono depositati presso il Municipio di Sant'Arcangelo e successivamente restaurati a cura della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici della Basilicata, Matera, saranno ricollocati in situ.
Narrano episodi dell'Antico Testamento (Mosè che fa scaturire l'acqua dalla roccia, Caduta della manna), della vita di Cristo (Adorazione dei Magi, Adorazione dei Pastori, Cattura di Cristo, Flagellazione, Cristo di Pietà) e della Vergine (Annunciazione, Visitazione). Sono, inoltre, affrescati Storie di San Francesco, Santi e Sante dell'ordine francescano, il Trionfo della Morte e quello della Fede.
Aggiunte e miglioramenti successivi resero più capiente e confortevole il monastero inaugurato in modo solenne nel 1673 dal Vescovo di San Severo, Monsignor Orazio Fortunato, originario di S. Arcangelo. Il convento divenne sede del Ministro Provinciale dei Frati Osservanti di Basilicata, casa di studio di filosofia con una ricca biblioteca.
Nei pressi del monastero, situato in una zona boscosa e ricca di selvaggina, poco sicura per la presenza di briganti, venne eretta una torre di avvistamento, Torre Molfese, cui è annessa una cappella votiva intitolata alla Santa Croce (di recente restaurati), per proteggere i monaci e i visitatori del convento.
La costruzione del nuovo complesso monastico è avvolta da una leggenda riproposta in un quadro del pittore Michelangelo Scardaccione, (trafugato nel 1969). Raffigurava Eligio II della Marra che sulla sponda destra del fiume Agri, nel luogo dove fu poi edificato il palazzo del principe, affrontò il drago che si aggirava nella zona. Il principe, a cavallo di un destriero, impugnava una lancia per trafiggerlo. La Madonna di Orsoleo gli apparve infondendogli il coraggio necessario per sconfiggerlo. In segno di ringraziamento per l'aiuto ricevuto, fece edificare il convento. Le mascelle e le zanne del "drago" sono ancora appese al lato dell'altare. Altre leggende ancora riguardano la nascita del monastero dotato sin dalla sua fondazione di sufficienti mezzi finanziari e di altri beni.
Nel monastero vi erano due cisterne (nel cortile del chiostro ed in quello della corte); una farmacia, un frantoio, una cantina, un mulino, un forno e una "nevera" in mattoni. Era dotato anche di un oliveto, di vasche per l'allevamento dei pesci, di un orto con pozzo recintato da mura e di un bosco frequentato da numerosi animali.
Per disposizione del principe di Stigliano Luigi Carafa II riceveva un legato di 30 ducati come riportato in un manoscritto del 1593 "Sui Proventi Fiscali del Principe di Stigliano del XVI secolo". I paesi limitrofi di Sant'Arcangelo, Roccanova e Alianello contribuivano invece alla fornitura del vestiario dei frati di Santa Maria d'Orsoleo così come prescritto nell'articolo 42 dei capitoli emanati dai feudatari Antonio e Luigi Carafa. Nello stesso manoscritto appartenente alla famiglia Carafa si legge che i medesimi paesi erano tenuti a contribuire alle spese in natura (prodotti commestibili) e a quelle per la cera delle candele, per le funi delle campane e a quanto altro fosse necessario al monastero.
Nel monastero venivano coltivate erbe officinali che avevano anche, come è noto, applicazione terapeutica.
A ricordo della ospitalità concessa a pellegrini e viandanti nei monasteri francescani sull'ingresso di una porta del complesso monastico di Santa Maria dell'Orsoleo si può ancora leggere "Foris non mansit peregrinus, ostium hoc viatori patuit instauratum 1836" (il pellegrino non rimase mai fuori; questo uscio fu aperto sempre al viandante che vi bussò, restaurato nel 1836).
Con la soppressione degli ordini monastici nel 1861, iniziò il declino di Orsoleo le cui ultime notizie si riferiscono al 1898.
Ora per il monastero, acquistato con legge dalla Regione Basilicata nel 1984 e successivamente restaurato, si apre una nuova fase di vita nell'ambito dei nuovi flussi di pellegrinaggio religioso previsti per il Giubileo 2000 e per il turismo culturale.

Bibliografia

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tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1999

Autore: Antonio Molfese

 

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